PATRIMONIO CULTURALE ARABO CRISTIANO
collana diretta da
Samir Khalil Samir sj
Patrimonio Culturale Arabo Cristiano? Non c’è un errore nel titolo di questa serie? Molti saranno sorpresi nel leggere affiancate le parole «cristiani» e «arabi». Eppure, nel giorno della Pentecoste ci sono degli Arabi che si fanno battezzare (At 2,11). In seguito, diverse tribù arabe si convertono al cristianesimo, inventano la scrittura araba e danno all’Arabia i suoi primi regni, ben prima della comparsa dell’Islām.
Dopo la nascita dell’Islām, le comunità cristiane del Vicino Oriente (siriache, melchite e copte) si arabizzano in modo massiccio. Nascerà così, dall’inizio dell’ottavo secolo, un pensiero cristiano in lingua araba, che si ispirerà ai Padri della Chiesa e ripenserà tutta l’eredità cristiana in funzione della nuova religione dominante, l’Islām. È la prima volta che il Cristianesimo si confronta con un’altra religione mondiale.
Questi cristiani hanno anche raccolto l’eredità scientifica e filosofica dei Greci. Di conseguenza, i califfi musulmani li chiameranno alla corte di Damasco e poi a Baġdād per farne i loro medici privati e i loro accreditati consiglieri. Saranno loro a trasmettere quest’eredità, traducendo e commentando le opere mediche di Ippocrate e Galeno, quelle filosofiche di Platone, di Aristotele e dei loro continuatori, quelle scientifiche di Euclide e Tolomeo, e così via. Essi si faranno continuatori della ricerca dei Greci e saranno gli artefici della grande rinascita araba del X secolo che, a partire dal XII secolo, filtrerà lentamente in Occidente.
Molto più tardi, dalla fine del xvi secolo, saranno ancora i cristiani a venire a formarsi in Occidente. Al loro ritorno, creeranno in Libano collegi moderni e tipografie, e si faranno diffusori dei metodi delle scienze moderne. Inversamente, sempre nei secoli XVII e XVIII essi saranno i primi orientalisti che inizieranno l’Occidente al mondo orientale, musulmano e cristiano. Nel XIX secolo saranno nuovamente gli artefici incontestati della nahḍah, il Rinascimento arabo, creando giornali e riviste, sviluppando il teatro, il romanzo e più tardi il cinema, diffondendo l’Aufklärung a tutti i livelli: politico, sociale, culturale, linguistico e religioso.
Eppure questi cristiani arabi (che non sono meno Arabi dei loro compatrioti musulmani) furono il più delle volte ignorati dall’Occidente, affascinato dall’esoterismo e dall’attrazione per tutto ciò che è «diverso». Erano troppo vicini agli Occidentali per la loro fede, troppo oppressi dal sistema politico islamico rappresentato dall’impero ottomano, troppo ridotti di numero per attirare l’attenzione degli intellettuali, fatta eccezione per i missionari.
La presente collana è stata creata al fine di colmare questa lacuna e far conoscere la cultura dei cristiani arabi. Essa è promossa da una trentina di ricercatori, che dal 1999 hanno dato vita all’associazione «Gruppo di Ricerca Arabo-Cristiana» (GRAC) che patrocina e promuove le pubblicazioni dei suoi membri. Quest’impresa è la prima del suo genere in Europa. Perché in Italia e perché ora? Per la sua storia e la sua geografia l’Italia si è sempre trovata al punto d’incontro dell’Oriente e dell’Occidente. Il Mezzogiorno fu bizantinizzato e poi arabizzato e conserva fino ai nostri giorni tracce profonde di una storia della quale può andare fiero, poiché ha saputo armonizzare in modo sorprendente la cultura occidentale e queste tradizioni orientali.
La nostra collezione non rappresenta che un riflesso di questa grande cultura mediterranea, araba e cristiana insieme, che nell’attuale rimescolamento culturale, testimonia l’incontro di queste due grandi tradizioni, quella dell’Oriente musulmano e quella dell’Occidente cristiano.
Samir Khalil Samir